Il Convento di Napoli*

L’Ordine era dunque in piena espansione quando, all’inizio del mese di gennaio del 1947 il Gran Maestro Allegri (Flamelicus) si ammalò gravemente e fu costretto, pressoché incapace di muoversi, in casa e a letto fino al 23 marzo successivo. Dopo un breve periodo di convalescenza ebbe una ricaduta che lo costrinse a farsi ricoverare per subire un intervento chirurgico, prima avvisaglia del crudele morbo che doveva portarlo alla tomba due anni dopo.

Artephius (O.U. Zasio), suo sostituto, per ragioni della sua professione, non sempre era in grado di mantenere i collegamenti con le delegazioni regionali, ragion per cui il carico fu assunto dalla Gran Loggia amministrativa che, nella presunzione di fare gli interessi dell’Ordine, scavalcando completamente il Gran Maestro Aggiunto Artephius (O.U. Zasio) (il quale avrebbe dovuto esser tenuto al corrente almeno delle questioni di carattere dottrinale e rituale) ritenne di mantener stretti contatti con altri fratelli, specialmente del centro e del sud d’Italia e di interessarsi principalmente dell’organizzazione di un Convento nazionale da tenersi nel dicembre del 1947 per “il cambio della guardia” nelle cariche al vertice dell’Ordine.
Questo fu il grosso errore di tutta una fase organizzativa che si concluse con la convocazione di detto Convento che doveva nominare il Gran Maestro nazionale e il suo aggiunto, Convento apertosi in grado di Iniziato e che, ad elezioni avvenute, pretese che l’eletto dovesse prender il posto di Allegri (Flamelicus) e il nuovo Gran Consiglio il posto del Supremo Consiglio, dimenticandosi che il Convento del 1945 era stato convocato in grado di Superiore Incognito per l’elezione di un Sovrano Gran Maestro generale del Supremo Gran Consiglio universale dell’Ordine Martinista; che questo Supremo Gran Consiglio si avvaleva degli auspici del Supremo Consiglio della Vera e Aurea R+ (1) e che le elezioni del 1945 prevedevano, sì, la revisione di determinate cariche nel 1947 ma non quelle del Sovrano Gran Maestro generale e del Supremo Gran Consiglio universale. D’altra parte era tradizione mai modificata che sia per diretta successione, sia in mancanza di questa, per elezione, il Sovrano Gran Maestro, una volta insediato con le sette solenni promissioni da parte sua e le sette solenni obbedienze da parte dei suoi elettori (o di coloro che riconoscevano regolare la successione), era tale ad vitam (2).
È da ricordare che – secondo il fratello Porciatti (Zeteo) – Allegri (Flamelicus) lo avrebbe incaricato di assumere la reggenza dell’Ordine nel periodo di sua malattia. Tale nomina, peraltro, non risulta da alcun documento dell’Archivio anche se è più che probabile che un incarico sia stato dato verbalmente visto che Porciatti (Zeteo) affermò di essersi recato a Venezia al letto del Gran Maestro come risulta da un’affermazione di tale visita da parte di Allegri (Flamelicus) . Il quale, se fosse stato al corrente (come lo fu, poi, nel novembre, troppo tardi per impedire quanto accadde) della corrispondenza intercorsa a sua insaputa, si sarebbe ben guardato dall’affidargli la Reggenza (3). La concessione di tale delega è piuttosto oscura (4) anche se, dopo il Convento, Allegri (Flamelicus) sanò tutto con una sua lettera ufficiale, alla quale peraltro fu allegata altra lettera privata che – come tale – eviteremo di trascrivere anche in parte.
Comunque sia, nell’Archivio si trovano un centinaio e più di documenti relativi al periodo che va dal trasferimento della Gran Loggia amministrativa Italia da Venezia ad altra sede fino al Convento di Napoli, che illuminano una luce che si potrebbe dire fosca se invece non si fosse poi dimostrata soltanto crepuscolare quanto si tentò di perpetrare probabilmente in buona fede, ma indubbiamente e assolutamente controcorrente nella illusione di rafforzare l’Ordine dandogli delle costituzioni, delle direttive, delle dottrine ed un’organizzazione massoniche: dal tenore delle lettere e dei documenti si constata, amaramente purtroppo, come il lungo periodo di cattività avesse risvegliato le brame di potere, e la volontà di togliere di mezzo i “vecchi” o di servirsene per l’escalation ponendo in pratica, senza remora alcuna e nel senso letterale anziché in quello esoterico, la massima che “l’iniziato uccide l’iniziatore”.
Non diremo quindi di più su questa triste pagina della storia dell’Ordine accontentandoci di riassumere i risultati del Convento di Napoli al quale non parteciparono né Allegri (Flamelicus) , né Artephius (O.U. Zasio) e che, anziché fortificare e potenziare l’Ordine, lo divise, praticamente, lo disperse anche a causa della morte, prima di Porciatti (Zeteo) , poi di Allegri (Flamelicus) e delle ovvie perplessità del di lui successore.
Con una mentalità prettamente massonica, come si è detto, e particolarmente “scozzese” (5) il Convento nazionale fu convocato a Napoli per i giorni 4 e 5 dicembre ed ivi ebbe luogo nonostante che il Gran Maestro, avvertito di quanto si stava tramando, mentre si trovava ammalato, pur dando la sua autorizzazione alla riunione, sospendeva ad ogni effetto un certo numero di fratelli che si erano prestati e che avevano provocato l’organizzazione del Convento e quanto c’era sotto (6).
A Napoli, nelle votazioni – già scontate stante gli accordi presi in anticipo – fu nominato Gran Maestro nazionale per tre anni Umberto Gorel Porciatti (Zeteo) , suo aggiunto il fratello Elia Jordan (per quattro anni) con la clausola che le successive elezioni, allo scadere dei tre anni, avrebbe nominato il successore di Porciatti (Zeteo) “ad vitam”. Si apprende, anche, da “Voce Fraterna” (7) che: “resta dunque stabilito – e a tal fine con pieno lealismo nei riguardi dei rappresentanti l’opera organizzativa è stata fin qui indirizzata – che il Martinismo della Chiesa gnostica in Italia riprende la tradizione autonoma del Martinismo universale ricollegandosi alla Gran Maestranza del Saint-Martin”.
Ciò lascia intendere che al Convento di Napoli abbia partecipato anche Lychnus (Mario De Conca) che, appunto, sosteneva la Chiesa gnostica ma, come appare chiaro dalle parole di “Voce Fraterna”, ignorava – come probabilmente lo ignorava l’estensore del resoconto – che Saint-Martin non era mai stato Gran Maestro di un qualsivoglia Ordine Martinista essendo cotale Ordine sorto nel 1887 e proclamato nel 1891 con primo Gran Maestro Gérard Encausse, noto come Papus. Cosa poi ci potesse entrare Saint-Martin con la Chiesa gnostica è un fatto che ci piacerebbe conoscere. Ma già, i cosiddetti storici massonici e paramassonici non guardano tanto per il sottile.
Il 16 gennaio 1948 con una lettera ufficiale che riconosceva il titolo concesso a Porciatti (Zeteo) (8) si creava da parte dei nuovi eletti la pretesa di non riconoscere più l’autorità del Gran Maestro generale, né quella del Supremo Gran Consiglio universale e ciò provocò, sia pure con molto tatto e circospezione una specie di “braccio di ferro” fra il Gran Magistero nazionale confermato da Allegri (Flamelicus) e il governo universale a lui facente capo.
La questione, probabilmente, sarebbe continuata provocando, a similitudine di quanto era avvenuto e continuava a verificarsi nelle organizzazioni massoniche del tempo, frazionamenti dell’Ordine (ciò che in parte avvenne) se gli stessi responsabili dell’accaduto non si fossero accorti che coloro di cui si erano fidati e che li avevano sostenuti stavano tradendoli. Essi si erano dimenticati che, iniziaticamente, “tradimento chiama tradimento”. Fu anche tentato di agganciare Artephius (O.U. Zasio) lasciandogli intendere e intravedere la possibilità e anche la certezza di una carica importante, forse molto di più di quanto poteva attendersi, se avesse aderito alle richieste fattegli tra un rigo e l’altro. E la lettera di risposta di Artephius (O.U. Zasio), che qui riproduciamo, pose praticamente fine a questa malcurata faccenda anche se alla sua conclusione contribuirono dispiaceri personali di Porciatti (Zeteo) , tradito da chi riteneva gli fosse vicino,e, poi, dalla sua abdicazione.
Ecco la risposta di Artephius (O.U. Zasio) (Ottavio U. Zasio). La data è del 20 aprile 1948:
“Come sai io non ho ambizioni personali. Credo per fondamento nella verità, nella lealtà, nella bontà, nell’amore. Come tu sai nulla mai ho fatto in dispregio a tali virtù, pur considerandomi sempre indegno di professarle.
”Ho ricevuto la tua raccomandata: personalmente ho bevuto, da tempo, l’acqua del Lete. E dolce, quando non si tema, è il passare sull’altra riva. Non albergano in me né astio, né risentimenti, ma solo il bisogno di una gran pace, che io avevo sognato e mai tentata di tradire. A torto, o a ragione, conservo nel mio tempio interiore, e le conserverò per i pochi giorni che mi rimangono su questa terra, tre immagini venerate: la “comprensione”, la “gratitudine”, la “lealtà”.
“Tutto il resto, ai miei occhi che possono poco, o molto vedere è inutile orpello. Le stesse dignità umane sono scadute quale gioco di astuzie o di venale adattamento.
“Cerchi e trovi ognuno quello che può. Io sarò sempre ben lieto di propagare una parola di affetto umano o di dividere il pane della poca scienza che mi fu trasmessa. E sarò ben lieto di vederti, ove se ne presenti l’occasione. Ma non posso dimenticare che io debbo obbedienza e gratitudine al mio padre spirituale. Colui che cammina per un’altra strada potrà rivestirsi di tutti i manti, di tutte le insegne, ma quando gli apparirà il Guardiano della Soglia , rimpiangerà di aver dissetata la propria coscienza solo con una forma di superamento esteriore. Spero che tu possa fare a meno di questa indicazione. Era, comunque, mio dovere dartela. Buona fortuna,….. e un abbraccio” (9).
Grande, nobile e contemporaneamente tremenda lettera che dimostra quale autentico gentiluomo e quale Iniziato fosse Artephius (O.U. Zasio) e come chi ha tentato di offenderne la memoria (perché ce ne son stati) sia soltanto uno schifoso scarafaggio che ripugna persino di schiacciare.
Umberto Gorel Porciatti (Zeteo) (Zeteo Sup.Inc.), tradito dai suoi “fratelli” più vicini anche negli interessi profani, aveva già nell’aprile 1948 abbandonato praticamente i tentativi di mandare avanti l’Ordine Marinista nazionale sorto dal Convento di Napoli e riorganizzato nei gruppi dell’Italia meridionale e, principalmente a Napoli, sulla falsariga massonica; vittima di una crisi depressiva (10) – forse si era accorto dell’errore commesso – si ammalò. Ritiratosi a Poggio Mirteto abdicò la carica di Gran Maestro al suo sostituto Elia Jordan il 3 agosto 1948 (XVI° giorno della Luna di Av del 5708) con un decreto che, ovviamente non fu omologato dal Sovrano Gran Maestro e che fu pubblicato sulla rivista “Voce Fraterna” sotto il titolo “Comunicato dell’Ordine Martinista” (11)soltanto dopo la sua morte avvenuta al Policlinico Umberto I° di Roma il 7 dicembre 1948 (12). Non risulta che il Jordan abbia preso le redini dell’Ordine nell’Italia meridionale. Sembrerebbe che ciò sia stato fatto dal fratello Camar e, poi, da Antelius Sup.Inc., noto scrittore di cose massoniche.
Subito dopo la morte di Porciatti (Zeteo) , si riammalò anche Allegri (Flamelicus) che rimase inattivo nel gennaio, febbraio e parte di marzo del 1949, come si era già verificato negli stessi mesi del 1947. E, puntualmente, dopo un altro periodo di modesta attività, con l’inizio della stagione estiva il Sovrano Gran Maestro Generale dovette abbandonare Venezia e recarsi sulle falde delle prealpi a Crespano del Grappa, dove, purtroppo, morì il 14 ottobre di quell’anno (13). Aveva 52 anni.

1 – Tutti i partecipanti al Convento di Napoli usavano carta intestata dell’Ordine con la scritta “sotto gli auspici del Supr \ Consiglio della V \ ed A \ ROSACROCE” e non appartenevano a questo Supremo Consesso come è dimostrabile da una pergamena segreta esistente nell’Archivio segreto dell’Ordine. Ma il bello è che anche dopo la chiarificazione che avrebbe dovuto bloccare il tentativo di prevaricazione, vi fu chi continuò ad usare quella carta, con quegli auspici, senza conoscere né aver certezza di quale fratellanza si trattava.
2 – È noto che in Martinismo il passaggio dei poteri avviene su designazione e che le elezioni si fanno soltanto in caso di mancata designazione. Flamelicus, che pur essendo – come risultava e risulta tuttora dai documenti olografi del Sacchi – membro del Supremo Consiglio dell’Ordine e Gran Maestro regionale nonché unico sopravvissuto o – almeno – presente, e che aveva dato prova di aver tenuto viva la fiamma dell’Ordine durante il fascismo, avrebbe potuto pretendere di avere la “designazione” appunto per queste ragioni, ritenne invece di sottostare a regolare conferma da parte dei SS.II. radunati in Supremo Consiglio, e con gli auspici di quella Confraternita nella quale egli rivestiva il grado di Adeptus Exemptus.
3 – In una lettera del 7 ottobre 1947 il Porciatti (Zeteo) scriveva: “Certo ti è noto che Allegri (Flamelicus) , entrando in clinica, mi investì della dignità di Reggente dell’Ordine pregandomi di occuparmene con amore; fui a Venezia, parlai con lui e con Bolpin, tornai a Roma e andai a Napoli dove mi concertai con Mangiaracine, presi contatti con De Conca e con il presidente francese dell’Ordine (in Francia l’Ordine fa pietà, altro che in Italia! Praticamente non vi è più nulla, tutto è da rifare e mi sembra che manchi lo spirito di rifare)…”. Più avanti, nella stessa lettera, a proposito dell’organizzazione del Convento, affermava: “… dimmi se ti puoi far parte diligente di informare gli aventi causa di cui – purtroppo – io so quasi nulla perché Allegri (Flamelicus) mi ha rimandato a Bolpin, questi non mi ha fornito che indicazioni vaghe ed insufficienti e mi ha rimandato ad Artephius (O.U. Zasio) che non risponde malgrado due mie lettere, onde io sono nelle più dense tenebre!”.
4 – In una lettera, sempre del Porciatti (Zeteo) del 27 maggio 1947 si legge: “Allegri (Flamelicus) , da me sollecitato di porsi in contatto con Pietro a Napoli e con Dunsteno (Cancellieri) non ne fa nulla: si mantiene in corrispondenza con me per questioni inerenti la sua collaborazione con Atanor, ma dell’Ordine non dice una parola: assolutamente muto…”. In altra lettera, del 1° luglio: “Qui a Roma si sta male anche perché Di Fabio ha lasciato la città per ragioni di salute; sono stato consigliato di assumerne le funzioni…”. In una lettera, poi, del fratello Camar (Mangiaracine) in data 25 luglio 1947 risulta che a Napoli avevano saputo del ricovero di Allegri (Flamelicus) in ospedale ma che la “reggenza” non era ancora stata concessa: “Di certo avrai saputo della grave malattia che ha colpito il Gran Maestro generale e della sua impossibilità a continuare a dirigere l’Ordine. Non so cosa egli abbia fatto perché il N.V.O. non abbia a subire, nella somma direzione, soluzione di continuità; certo si è che chissà per quanto tempo saremo privati della sua illuminata guida. Sarei del parere di bruciare le tappe che ancora ci separano dalla rinnovazione della suprema carica e chiedere noi – spontaneamente e liberamente – che ci faccia da guida il potentissimo e saggissimo fratello Umberto Gorel Porciatti (Zeteo) ”. In una postilla a pié di lettera, Camar, preoccupandosi della presenza di Artephius (O.U. Zasio) nell’Ordine, quale Gran Maestro Aggiunto, chiedeva: “Sapresti dirmi qual è l’attuale posizione di Zasio (Artephius)?”
5 – La circolare di convocazione, infatti, è datata il 13° giorno della Luna di Hashvan del 5708° A.M. il che corrisponde, ma secondo il calendario “Scozzese”, che usa la cronologia giudaica, al 27 ottobre 1946. Martinisticamente – come avrebbe dovuto essere – la circolare doveva essere datata con i segni dello zodiaco per i mesi, quelli dei pianeti per i giorni e con i 10 segni particolari, per le cifre dall’uno al 9 più lo zero per la numerazione dei giorni e degli anni.
6 – Cfr: lettera di Porciatti (Zeteo) del 21/XI/47 (Registro dei verbali del Supr. Consiglio, in Tesoro dell’Ordine, pag. 21).
7 – Anno II, nr. 3 del 3/3/48, edito a Chieti. L’articolo porta la sigla C.G., probabilmente del Sup. Inc. Antelius, Carlo GNTL.
8 – Decreto Supr. Gran Consiglio dell’Ordine in Registro verbali citato, pag, 18.
9 – Archivio dell’Ordine, Fondo Congresso di Napoli, 2°, Gruppo B ultimo documento (originale).
10 – Da una lettera proveniente da Firenze e diretta a Venezia (26 aprile 1948) si evince: “Vedo che ignorate….. che la loggia massonica Pitagora si sia sfasciata e i suoi componenti passati all’obbedienza di Palazzo Giustiniani con in testa P…. il quale con altro personaggio riuscì ad estromettere dalla rivista “Atanor” il Porciatti (Zeteo) , affidandone la direzione a Salvatore Farina. Se siete abbonati ad “Atanor” ne avrete visto il cambiamento. Non conosco i retroscena ché Porciatti (Zeteo) da un lato e P….. dall’altro preferiscono non scriverne, ma solo di dolersene. Porciatti (Zeteo) sembra – così mi scrisse – abbia avuto una grande crisi di nervi per cui per circa due mesi non è stato capace di energica reazione e solo recentemente sembra orientato verso nuovi libri e studi. Eccovi spiegati i silenzi miei e di Porciatti (Zeteo) ” (Arch. O.M., Fondo citato, 2° gruppo C).
11 – Anno III numero 1/2 del 27-XII-48/27-2-49 pag. 15. Si parla di Gran Maestranza nazionale.
12 – Atto di morte in bollo del Comune di Roma, IV ripartizione (Registri atti morte 1948, parte II, Serie B nr. 2232. Porciatti (Zeteo) aveva 58 anni.
13 – Atto di Morte, Comune di Venezia, Lido anno 1949 parte II/C nr. 11.

* I contenuti del presente capitolo sono stati estrapolati dal libro “Tutti gli uomini del Martinismo” Edizioni Atanor - Roma